18 Ottobre 1961 – GARABANDAL
Fin da metà pomeriggio, la gente cominciò a prendere posto nei luoghi in cui si pensava dovesse prodursi il grande evento. Ma a questo proposito vi era una grande divergenza di vedute: alcuni pensavano che sarebbe successo ai Pini, altri alla «Calleja», altri infine (e sembravano i meglio informati), in chiesa. Molti dei membri della Commissione nominata dal Vescovo si trovavano in paese loro malgrado ed erano piuttosto corrucciati. Non tutti erano presenti come avrebbe richiesto il loro compito, forse a causa del maltempo. Quelli che erano presenti si mostrarono estremamente scontrosi non vedevano l’ora che tutto finisse al più presto. La notte si avvicinava: non si poteva prevedere ciò che sarebbe successo con tutta quella folla, in piena oscurità (nonostante le lampade tascabili e le lanterne), su quei pessimi sentieri, con un tempo così inclemente. Ciò che accadde è descritto chiaramente nel diario di Conchita: « La Santa Vergine ci disse, durante l’apparizione del 4 luglio: “Sapete cosa rappresenta la scritta ai piedi dell’Angelo? Ebbene! Si tratta di un messaggio che vi darò il 18 ottobre e che trasmetterete, a vostra volta, alla gente”. Ci spiegò, in seguito, il significato di questo messaggio e come avremmo dovuto comunicarlo, il 18 ottobre, sotto il portico della chiesa; Don Valentin avrebbe dovuto ripeterlo la sera, alle 10 e 30, ai Pini». Ma queste istruzioni non furono seguite. I componenti della Commissione ritennero di potersi attribuire il diritto di modificare il programma stabilito dal Cielo… e fecero autoritariamente pressione su Don Valentin perché ne accelerasse e semplificasse lo svolgimento. Verso le 8 di sera, Don Valentin, per sottomettersi ai desideri della Commissione, andò a cercare le bambine. Rapidamente, la notizia si sparse ovunque: «Ai Pini, ai Pini… » «Ci avviammo – prosegue nel racconto Maria Herrero – inciampando nell’oscurità, affondando in una specie di alluvione di fango, di pietre e di rami caduti dal versante dei Pini. Cadevamo, talvolta rotolavamo, camminavano a quattro gambe, aggrappandoci alle grosse pietre del suolo e ai rovi ai lati del sentiero. Nonostante le continue cadute e scivoloni, nessuno, che io sappia, si era ferito, o contuso: non è sorprendente? Devo confessare che terminai la salita di cattivo umore non trovando in cima un posto di mio gradimento. Alla fine riuscii a piazzarmi in un luogo strategico per essere in grado di vedere bene, sebbene non fossi in prima fila: la visibilità era abbastanza buona grazie a molte lanterne e lampade accese. Dopo qualche minuto di attesa apparvero, a una certa distanza, le quattro fragili figure delle bambine, circondate da diverse guardie civili a cavallo». Improvvisamente il tempo mutò: «La tempesta di pioggia e nevischio che ci bagnava fino alle midolla e che toglieva ogni visibilità cessò di colpo; un forte vento sgombrò le nubi scure e pesanti, e apparve la luna. Una luce pallida rischiarò tutto: i Pini, i sacerdoti, le bambine, le guardie civili. Confesso che fu per me uno spettacolo impressionante». Molti, in quel momento, credettero con certezza che il miracolo tanto atteso stesse per verificarsi… E invece non accadde nulla. O, piuttosto, ci fu soltanto la proclamazione del messaggio, annunciata dalle bambine, ma in forma ben diversa da quella prescritta dalla Vergine. Le veggenti consegnarono a Don Valentin l’umile foglio su cui figurava il testo del messaggio, firmato da tutte e quattro. Secondo le istruzioni della Madonna, Don Valentin avrebbe dovuto proclamarlo lui stesso ai Pini, ma «lo lesse per sé e ce lo rese perché lo leggessimo noi» (diario di Conchita, pag. 38): Il signor parroco del paese non ebbe il coraggio di proclamare al pubblico quel breve testo perché giudicato da lui troppo puerile. La gente aspettava qualcosa di grandioso, di sensazionale, ma questo… La nostra mancanza di rettitudine ci ha resi complicati, per cui restiamo indifferenti di fronte alle cose semplici. «Distinguevo chiaramente – continua Maria Herrero – la voce infantile di Conchita che leggeva il messaggio». Due uomini rilessero successivamente, a voce alta, il messaggio, perché non si era sentita bene la voce della bambina. Così fu reso noto ciò che era stato stabilito. Dalla notte di Garabandal si proiettava sulla notte del mondo la luce di poche parole, chiare e precise, che avrebbero lasciato forse insoddisfatte le anime complicate o orgogliose, ma che avrebbero offerto ai cuori semplici e aperti materia di profonde riflessioni sulla Salvezza:
«E’ necessario fare molti sacrifici, molta penitenza, visitare spesso il Santo Sacramento ma prima di tutto bisogna essere molto buoni. E se non lo faremo, vi sarà per noi un “castigo”; già la coppa si sta riempiendo, e, se non cambiamo, il castigo sarà grandissimo».
Queste poche righe sembrarono insufficienti per soddisfare l’ansia miracolistica dei presenti o fare sensazione. Per molti queste parole non avevano un grande significato; eppure erano un nuovo e impellente richiamo per la nostra Salvezza.
La delusione
All’immensa curiosità che aveva preceduto quell’indimenticabile notte si sostituì uno sgradevolissimo senso di delusione. Il racconto di un testimone ci servirà a comprendere i sentimenti di molti presenti. Ci serviamo ancora degli scritti di Maria Herrero de Gallardo: «Dopo aver udito il messaggio che la gente trasmise di bocca in bocca, mi sentii fortemente delusa. Che significato aveva tutto questo? Sembrava tutto così puerile. Tuttavia conoscevo abbastanza le bambine per pensare che non stessero improvvisando né mentendo. Allora? Rimasi perplessa e di cattivo umore». Come molti altri se ne andò precipitosamente da quel luogo. Tanti sforzi penosi, tante ore di attesa e di fatica… per cosa? Tutti pensavano di aver commesso una ingenua sciocchezza: nessuno poteva immaginare che gli eventi di Garabandal avrebbero avuto un tale epilogo. Nessuno, forse, sentì tanto bruciante questa sensazione di delusione quanto Padre Ramon Maria Andréu. In quel luogo aveva ricevuto più benefici di chiunque altro; si ritrovò – come pochi – duramente messo alla prova. «Un immensa amarezza interiore mi invase all’improvviso, brutalmente. Mi trovavo perso nella notte, nel vero senso della parola, in mezzo a una moltitudine di ombre che salivano e scendevano, con l’anima turbata da una tremenda afflizione, sommerso da una sensazione insopportabile di solitudine, comprendendo improvvisamente quanto fosse ridicolo tutto ciò… Una sola cosa restava chiara e indelebile nella mia memoria: la morte del mio povero fratello, Padre Luis, poco più di due mesi prima. Credo di non aver mai conosciuto nel corso della mia vita una tale desolazione. Sentii il desiderio violento di andarmene il più presto possibile lontano, in America. E mi dicevo: “Cosa ci fai qui? Queste bambine sono solo delle povere malate. E tutto ciò è solo una commedia di montanari ritardati…” Con lo sguardo interrogavo il Cielo. Avrei voluto veder prodursi il grande miracolo (che le bambine non avevano mai annunciato per il 18 ottobre), ma non succedeva niente e la mia delusione era totale». Sciolto il raduno ai Pini, il Padre cominciò a camminare come alla deriva, fra le vie del paese. All’improvviso vennero a chiamarlo da parte di Loli. Questa gli disse che sapeva del dolore che aveva provato interiormente: la Madonna glielo aveva rivelato mentre scendevano dai Pini… Da li, Padre Ramon andò a casa di Conchita che gli confermò interamente tutto ciò che aveva detto la sua compagna: «Sì, la Madonna mi ha rivelato tutto quello che lei ha pensato e i luoghi precisi dove lei ha dubitato. Lei ha sofferto molto. Ma ora mi ha incaricato di avvertirla che questa sua esperienza le servirà affinché in futuro se ne ricordi e non dubiti più». «L’indomani – il Padre lo raccontò più di una volta – su una foto particolareggiata dei Pini e dei dintorni, Conchita indicò con il dito ciascuno del luoghi dove ero stato, e ciò che avevo pensato in ognuno di quei luoghi. Non fece nessun errore. Come conseguenza, vissi quindici giorni quasi come un sonnambulo, sotto l’influsso di una terribile sensazione: mentre credevo di essere completamente isolato, ero stato controllato nell’intimo dei miei pensieri; e questi pensieri erano stati svelati in dettaglio a quelle bambine, dalla misteriosa Persona che dicevano di vedere». Non tutti ebbero la grazia accordata a Padre Andréu. Una folla numerosa scese, in condizioni estremamente precarie, lungo i difficili sentieri di Garabandal. E quanti portavano nel loro cuore la ferita di un’oscura notte di delusione! Uniamoci alla nostra testimone Maria Herrero: «Una valanga di persone scendeva in fretta, a gran velocità, scivolando e spingendo. In aggiunta a questa confusione, si scatenò un temporale come non ne avevo mai visti: i rombi di un tuono assordante risuonavano nella valle, i fulmini striavano il cielo buio della notte accecandoci con il loro bagliore. Non si sentivano più, come durante la salita, preghiere e canti. Quante volte avevo invocato San Michele! Dovetti percorrere scalza l’ultimo chilometro prima di Cossio; a contatto con quel pantano pietroso, le scarpe si erano rotte e fui costretta a buttarle via. E nonostante questo, che crediate al prodigio o no, non riportai la minima escoriazione o la minima ferita. I piedi erano intatti come se fossi scesa su un tappeto. Quando, a un ora molto avanzata della notte, mi ritrovai finalmente nella mia camera a Santander, piansi, desolata. La pagina di Garabandal mi sembrava definitivamente chiusa». Termina così il suo racconto: «Tutti gli avvenimenti di quel giorno sono rimasti profondamente impressi nella mia memoria, come l’immagine di una giornata di “illusione e penitenza”: pallida immagine di ciò che ci riserverà il giorno del Giudizio. Ogni dettaglio sembrava essere stato previsto per metterci alla prova: furono veramente momenti di purificazione. Nulla mi ha mai procurato una tale impressione del timor di Dio come quel giorno». A dir la verità, quel 18 ottobre 1961 tanto a lungo atteso, così diverso da quello che molti speravano, è senza alcun dubbio uno dei momenti culminanti del grande mistero di Garabandal, una data chiave, una giornata con un non so che di Sinai (Es 19,16). Questa data segna, per Garabandal, la prima ammonizione escatologica del Cielo al mondo d’oggi; questo mondo così ostinato nella sua ribellione. Nello stesso tempo, avvenne una sorta di selezione naturale tra le file dei testimoni, una prima «cernita» tra gli entusiasmi facili, non sempre limpidi e autentici dell’inizio. Non era stato annunciato nessun miracolo. Ma praticamente tutti lo aspettavano… Ora, il miracolo non avvenne! Eppure possiamo porci la domanda: «I fatti si sarebbero svolti in questo modo se i rappresentanti dell’autorità diocesana avessero fedelmente compiuto la loro missione e se si fosse agito in accordo con le istruzioni che le bambine riferivano di aver ricevuto? » Sottomissione e umiltà aprono le porte ai miracoli del Cielo. Al contrario, le chiude la nostra pretesa di ritoccare i Suoi disegni secondo il nostro giudizio e il nostro «buon senso». In questo campo dobbiamo obbedire, non tracciare noi la strada o fissare noi i programmi. «Distruggerò la sapienza dei sapienti, annullerò l’intelligenza degli intelligenti» (1 Cor 1, 19).