Christian Bobin, Francesco e l’infinitamente piccolo – brano

‘Se si vuol conoscere un uomo, bisogna cercare colui verso il quale la sua vita è segretamente rivolta, colui al quale, più che a qualsiasi altro, egli parla, anche quando in apparenza si rivolge a noi. Tutto dipende da quest’altro che si è scelto. Tutto dipende da colui al quale si rivolge in silenzio, per ottenere la considerazione del quale ha messo insieme fatti e prove, per amore del quale ha fatto della sua vita quello che è ….”

http://ombra-di-luna.blogspot.it/2010/12/christian-bobin-francesco-e.html

Francesco e l’angelo

Solo l’Infinitamente Piccolo che bisbiglia all’orecchio del dormiente, che gli parla come solo può parlare: infinitamente piano. Un brandello di sogno. Un pigolio di passero. E ciò basta perché Francesco rinunci alle sue conquiste e ritorni al paese. Qualche parola piena d’ombra può cambiare una vita

Francesco e l’infinitamente piccolo C. Bobin

Goedel-Heisenberg

Teorema di Incompletezza di Godel

“Per ogni sistema formale di regole ed assiomi è possibile arrivare a proposizioni indecidibili, usando gli assiomi dello stesso sistema formale”

Principio di Indeterminazione di Heisenberg

“Non possiamo mai conoscere contemporaneamente e con precisione la posizione e la quantità di moto di una particella subatomica”

 

La STUPIDITA’ delle idee COMUNI

Nel Dizionario delle idee comuni  troviamo una delle passioni più antiche di Flaubert, cioè il suo gusto per la bêtise. Non credo esista un termine italiano che riproduca il senso esatto di bêtise: balordaggine, sciocchezza, stupidaggine, oppure bestialità lambiscono da vicino, senza mai centrare, il concetto molto francese legato a questo sostantivo. Volendo trovare una definizione, si potrebbe dire che la bêtise è la sciocchezza che si dice pensando di essere brillanti.

..Tutti, indipendentemente dal loro stato sociale, dicono stupidaggini: adeguate al loro stato sociale, e alla loro cultura, ma tutte permeate dalla stessa mancanza di cultura.

Vi si troverebbe, in ordine alfabetico, su tutti gli argomenti possibili, tutto ciò che bisogna dire in società per essere un uomo rispettabile e amabile.

“Mi chiedete se non sono spaventato dallo sviluppo della stupidità, ma mio caro, non faccio altro che volerne mostrare, descriverne l’estensione. La mia moralità consiste in questo! Credo che il problema sociale consista nel respingerla in secondo piano; quanto a distruggerla, è impossibile. In attesa, resta solo una cosa da fare: analizzarla.”

La lucidità del suo sguardo, infatti, l’intelligenza del suo sguardo, non possono sopportare la stupidità che inevitabilmente attacca l’uomo – la bêtise è un nemico della civiltà molto più grande, subdolo e pericoloso di qualsiasi altra cosa. Ma sa anche, Flaubert, che un attacco frontale contro questo mostro non sortirebbe alcun effetto: per questo motivo sceglie una strategia più sottile, perché sa che “la bêtise non sta da una parte e l’intelligenza dall’altra”; la rappresentazione che ne fa nei suoi due libri cerca di mostrare la stupidità per quello che è, cioè un insieme omogeneo e onnicomprensivo di idee ricevute, e mai digerite. Il problema non è l’incolpevole ignoranza, ma la conoscenza priva di cultura, di metodo.

La diffusione delle scuole, dei giornali (e ora della televisione e di Internet) hanno distribuito, su tutte le fasce sociali, informazioni tra loro assolutamente eterogenee, non controllate, spesso sbagliate, e che in ogni caso, slegate dal loro contesto, di fatto non significano nulla.

La forza di queste idee comuni sta solo nel fatto che ormai sono talmente diffuse da non poter più essere smentite.

http://grafemi.wordpress.com/2011/02/18/la-stupidita-delle-idee-comuni/

Castle of Glass

Take me down to the river bend,
Take me down to the fighting end,
Wash the poison from off my skin
Show me how to be whole again

Fly me up on a silver wing
Past the black where the sirens sing
Warm me up in a nova’s glow
And drop me down to the dream below

(Chorus)
Cause I’m only a crack in this castle of glass
Hardly anything there for you to see.
For you to see

Bring me home in a blinding dream
Through the secrets that I have seen
Wash the sorrow from off my skin
And show me how to be whole again

(Chorus)
Cause I’m only a crack in this castle of glass
Hardly anything there for you to see.
For you to see

(Bridge)
Cause I’m only a crack in this castle of glass
Hardly anything else I need to be

(Chorus)
Cause I’m only a crack in this castle of glass
Hardly anything there for you to see.
For you to see
For you to see

The Rime of the Ancient Mariner

..Poi vennero insieme la nebbia e la neve; si fece un freddo terribile: blocchi di ghiaccio, alti come l’albero della nave, ci galleggiavano attorno, verdi come smeraldo.

E traverso il turbine delle valanghe, le rupi nevose mandavano sinistri bagliori: non si vedeva più forma o di bestia — ghiaccio solo da per tutto.

Il ghiaccio era qui, il ghiaccio era là, il ghiaccio era tutto all’intorno: scricchiolava e muggiva, ruggiva ed urlava. come i rumori che si odono in una sincope.

Alla fine un Albatro passò per aria, e venne a noi traverso la nebbia. Come se fosse stato un’anima cristiana, lo salutammo nel nome di Dio.

Mangiò del cibo che gli demmo, benchè nuovo per lui; e ci volava e rivolava d’intorno. Il ghiaccio a un tratto si ruppe, e il pilota potè passare fra mezzo.

E un buon vento di sud ci soffiò alle spalle, e l’Albatro ci teneva dietro; e ogni giorno veniva  a mangiare o scherzare sul bastimento, chiamato e salutato allegramente dai marinari.

Tra la nebbia o tra ’l nuvolo, su l’albero o su le vele, si appollaiò per nove sere di seguito; mentre tutta la notte attraverso un bianco vapore splendeva il bianco lume di luna.»

«Che Dio ti salvi, o Marinaro, dal demonio che ti tormenta! — Perchè mi guardi cosí, Che cos’hai?» — «Con la mia balestra, io ammazzai l’ Albatro!

http://www.rodoni.ch/busoni/bibliotechina/coleridge.htm