Stefano Scoglio, candidato Nobel: «Così mantengono la pandemia»

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stefano scoglio

Il ricercatore Stefano Scoglio da mesi denuncia la non validità dei tamponi a fini diagnostici in quanto il virus non sarebbe mai stato isolato veramente.

Sembra essere sicuro il ricercatore scientifico e Direttore del Centro di Ricerche Nutriterapiche di Urbino Stefano Scoglio: il virus non è mai stato isolato.

Lo ha spiegato in un documento intitolato “La pandemia inventata, la nuova patologia dell’asintomaticità e la non validità del test per la Covid-19”.

Il ricercatore, candidato Nobel nel 2018, è stato intervistato da Virginia Camerieri di Byoblu. Il primo argomento trattato è stato proprio l’isolamento del virus.

«Migliaia di laboratori al mondo dichiarano di aver isolato il virus e ognuno ha isolato un virus leggermente diverso dagli altri».

Ha quindi affrontato la prima problematica che è quella della mutevolezza del virus, stando a quello che hanno dichiarato questi centri di ricerca. «Di questi 70.000 diversi virus sequenziati su quale creo il vaccino, il tampone, ecc.?»

Stefano Scoglio spiega perché il virus non è stato isolato

«Partiamo dai concetti dei postulati di Koch. Per verificare che un patogeno sia effettivamente causa di una malattia occorre isolarlo dai liquidi di un paziente malato, metterlo in coltura, prendere poi questa coltura dove il patogeno ha proliferato abbondantemente, iniettarla in una cavia e verificare che si creino gli stessi sintomi della malattia originaria estratta dal malato».

Questa procedura è solitamente utilizzata per i batteri e infatti alcuni virologi sostengono che non si possa applicare ai virus perché questi patogeni non proliferano senza una cellula ospite.

Ma il ricercatore Stefano Scoglio ha spiegato che i postulati di Koch non sono altro che un processo logico che può essere seguito anche per un virus: prelevi il patogeno, lo isoli, lo fai proliferare e infine lo testi su una cavia.

Come funziona l’isolamento e il sequenziamento del virus? Si preleva del liquido faringeo o bronco-alveolare del paziente, si centrifuga per separare le parti più pesanti da quelle più leggere e ottenere un surnatante dove sono contenuti i virus e le molecole simil virali.

«Fondamentalmente loro considerano il surnatante come se fosse il virus ma non è così. Secondo i miei calcoli, dentro a 150 microlitri di questo surnatante, usato nel primo e più importante studio di isolamento del virus, quello di Zhu e altri fatto dal CDC cinese, ci sono circa 30 miliardi di molecole simil virali».

Tra queste ha elencato anche le vescicole extracellulari di cui una componente importante sono gli esosomi, particelle del tutto simili ai virus, prodotti dal nostro corpo per funzioni fisiologiche importanti che sono indistinguibili dal virus.

Passi successivi: RT-PCR e primer

Dal documento si può leggere un estratto di uno studio del 2020: «Al giorno d’oggi, è una missione quasi impossibile separare vescicole extracellulari e virus attraverso i metodi canonici di isolamento delle vescicole, come quello della ultra-centrifugazione differenziale, perché sono spesso co-pellettati (raccolti assieme) a causa della loro dimensione simile».

Dopo aver così “isolato” il virus, si esegue una RT-PCR (Reverse Transcriptase – Polymerase Chain Reaction).

Il SARS-CoV-2 è un virus RNA, quindi a singolo filamento. Il ricercatore Stefano Scoglio nel documento scrive: «Prendi due primers, due sequenze genetiche già esistenti disponibili in banche genetiche, e li metti in contatto con il brodo del surnatante, finché non si attaccano (annealing) a un qualche frammento di RNA nel brodo, creando così una molecola di DNA artificiale, che è poi moltiplicata con un certo numero di corse di PCR».

Solitamente sono utilizzati due primer che hanno 18-24 nucleotidi ciascuno. Ma il virus SARS-CoV-2 è composto presumibilmente da 30.000 nucleotidi.

Per il ricercatore la prima domanda da porsi è: «Essendo un virus nuovo che non conosco come faccio a determinare il primer che mi va a pescare esattamente il virus che cerco in mezzo ai miliardi di particelle simil virali presenti nel liquido che sto utilizzando? È impossibile».

«Quelli che dicono di averlo isolato hanno creato una costruzione di laboratorio fatta con dei primers artificiali. Hanno pescato qualcosa in questo mare di particelle virali e dicono che quello è il virus».

Prove su cavie, Stefano Scoglio: «Virus incapace di fare danno»

Scoglio ha parlato di uno studio importante, pubblicato su Nature e citato da tutti come la prova della patogenicità del virus.

Hanno preso il liquido bronco-alveolare infetto e l’hanno testato su due gruppi di cavie: i topi normali e i topi geneticamente modificati.

Sui topi normali non c’è stato nessun effetto mentre hanno ottenuto piccoli cambiamenti sui topi geneticamente modificati.

Nel documento il dottor Stefano Scogio si chiede: «Anche se non è stato isolato, se ci fosse davvero un virus responsabile della malattia sarebbe comunque presente in quantità rilevanti nel surnatante del liquido patologico del paziente. Perciò, una volta iniettato nelle cavie, dovrebbe ancora produrre effetti devastanti sugli animali».

Invece gli effetti peggiori che ha prodotto, e solo sui topi OGM, sono stati un po’ di “setole irte” e una riduzione di peso dell’8%. «Il virus, ammesso che ci sia, è incapace di fare il benché minimo danno sui topi normali, e dunque su individui umani normali».

Tamponi e test sierologici

Stefano Scoglio è poi passato a spiegare come funzionano i tamponi. «Si preleva il liquido, solitamente faringeo, dove ci sono miliardi di particelle simil virali. Lo sottoponi a PCR dove dovrebbe esserci il virus isolato che, una volta in contatto col liquido, dovrebbe iniziare la replicazione del virus che farà diventare positivo il test».

Ma se il virus non è stato isolato, cosa viene utilizzato? Ha anche aggiunto che Kary Mullis, l’inventore della PCR, ha sempre messo in guardia il suo utilizzo per fini diagnostici.

Il ricercatore ha citato un articolo pubblicato dalla Commissione Europea il 16 aprile 2020 in cui informa che in Europa vengono eseguiti 78 tipi di tamponi e 101 tipi di test sierologici tutti non valutati, non verificati, non autorizzati e, per la maggior parte, senza indicazione sul tipo di sequenza genica utilizzata per la PCR.

«Una cosa completamente illegale, infondata, senza nessun tipo di affidabilità. Mi sorprende che nessuno abbia preso lo stimolo per fare una denuncia dopo la pubblicazione del mio documento».

Per quanto riguarda il test sierologico vale lo stesso principio. In questo caso si preleva il sangue del paziente per verificare gli anticorpi.

Ma attenzione, noi non abbiamo un anticorpo diverso per ogni virus o batterio. Ne abbiamo cinque tipi e questo test ne rileva due: le immunoglobuline IgG e IgM.

Queste poi vengono messe a contatto col virus per vedere se si attivano o meno e se riconoscono il virus. Ma Scoglio ha insistito: «Se il virus non è stato isolato, come fai?»

«L’unica cosa che tiene in piedi questa pandemia è il pompaggio mediatico basato sugli asintomatici che risultano positivi da un tampone completamente farlocco».

Vaccini a Wuhan

Ha poi raccontato un episodio interessante: «Stavano studiando il vaccino contro la SARS dal 2002 ma nel 2011-2012 hanno deciso di sospendere gli studi perché alcuni articoli dicevano che sui topi questo vaccino causava un’enorme tempesta di citochine, che poi li portava alla morte. Qual è l’unico Paese che non ha sospeso la sperimentazione? La Cina che nel 2014 ha iniziato la sperimentazione sull’uomo».

Stefano Scoglio ha concluso: «Sono convinto, non ho le prove ma molti indizi, che quando nel dicembre 2019 è entrata in vigore la legge sull’obbligo vaccinale su tutta la popolazione molto probabilmente era incluso anche il vaccino anti SARS. Hanno iniziato a vaccinare da Wuhan e lì sono iniziati i morti».

Perito chimico, appassionata di rimedi naturali e di tutto quello che riguarda la salute in generale.

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