Benedetto XVI e l’insonnia: tutte le teorie sulla rinuncia

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Sarebbe stata l’insonnia la causa principale della rinuncia di Benedetto XVI al pontificato dieci anni fa, nel febbraio del 2013. A rivelarlo una lettera inviata da Joseph Ratzinger stesso al suo biografo Peter Seewald, del quale è entrata in possesso la rivista tedesca Focus.

Il Papa emerito racconta nella missiva, scritta poche settimane prima della sua morte, di aver sofferto di insonnia quasi “continuamente” dall’inizio del suo pontificato, nel 2005, e di essere riuscito a svolgere le sue funzioni soltanto grazie alle pillole “forti” prescrittegli dal medico.

Nel marzo 2012, durante il viaggio in Messico e a Cuba, la prima mattina Benedetto trovò il suo fazzoletto “completamente inzuppato di sangue”. “Dovevo aver colpito qualcosa in bagno e sono caduto”, ha raccontato  Ratzinger nella lettera a Seewald. In seguito all’incidente, il suo medico spinse per una “riduzione” dell’uso di sonniferi e consigliò al papa di ridurre anche i suoi incontri e soprattutto gli impegni. Fatto questo che avrebbe spinto Benedetto a ritirarsi.

Una giustificazione che lascia alquanto perplessi, se si pensa a Giovanni Paolo II che è rimasto papa fine alla morte, nonostante le sue condizioni di salute andassero ben oltre un’insonnia e facessero davvero riflettere circa l’effettiva capacità del Santo Padre di svolgere il suo ministero. Ma non tutti sono uguali, probabilmente Ratzinger ha avuto paura di non essere più all’altezza di sedere sul soglio di Pietro, e memore del precedente di Wojtyla ha preferito farsi da parte prima di trovarsi in condizioni simili.

Ma ciò premesso, questa dell’insonnia è l’ennesima teoria che negli ultimi dieci anni è circolata intorno alle effettive motivazioni delle dimissioni di Benedetto XVI e non sarà probabilmente nemmeno l’ultima.

La più allarmistica sostiene che Ratzinger si sia ritirato perché preoccupato dalle notizie di un attentato contro la sua persona. Pochi mesi prima, l’allora arcivesco di Palermo Paolo Romeo durante un viaggio in Cina, avrebbe rivelato che entro il 2012 Benedetto sarebbe morto. In realtà poi abbiamo visto come la notizia si sia rivelata infondata visto che l’Emerito è vissuto altri dieci anni, ma pare che la cosa lo abbia scosso a tal punto da temere che in Vaticano volessero effettivamente farlo fuori.

C’è poi chi ha sostenuto che la rinuncia sarebbe stata determinata dalla notizia di un imminente scisma nella Chiesa ad opera di un gruppo di porporati, vescovi e sacerdoti modernisti, con epicentro la Germania, pronti a separarsi da Roma di fronte all’opposizione di Ratzinger alle riforme chieste a gran voce dagli episcopati progressisti, in relazione alla comunione ai divorziati risposati, al riconoscimento delle coppie omosessuali, all’abolizione del celibato sacerdotale, all’ordinazione delle donne, all’autonomia delle conferenze episcopali da Roma e la piena facoltà di decidere la pastorale da attuare. Ratzinger, informato di incontri in cui si stava preparando questa grande rivolta contro di lui, avrebbe preferito farsi da parte per salvare l’unità della Chiesa. Poi si è scoperto che esisteva effettivamente la cosiddetta “Mafia di san Gallo”, un vero e proprio partito modernista anti-Ratzinger nella Chiesa.

Si è detto inoltre che le ragioni andavano collegate allo scandalo Vatileaks e alla possibilità che potessero uscire altri documenti riservati molto compromettenti che riguardavano il suo entourage e finivano per infangare la persona stessa del pontefice. Informato del fatto che questi documenti erano usciti dal Vaticano e potevano essere utilizzati contro di lui, papa Benedetto avrebbe deciso di ritirarsi per evitare che l’eventuale pubblicazione potesse danneggiare il prestigio e l’autorità del papato. Documenti che però non sono mai stati divulgati, sempre che siano davvero esistiti.

Si aggiunge poi la tesi del complotto internazionale, di cui era convinto soprattutto il vescovo di Ferrara Luigi Negri, il quale accusò direttamente l’ex Presidente degli Stati Uniti Barak Obama di essere il regista dell’operazione. Tesi questa sostenuta anche dall’ex presidente Trump, successore di Obama e che sarebbe confermata da alcuni documenti riservati dell’intelligence Usa che dimostrerebbero come il piano per far dimettere Ratzinger fosse in atto già pochi mesi dopo la sua elezione. Complotto che si sarebbe materializzato con l’esclusione dello Ior dal circuito Swift che regola le transazioni finanziarie, fatto questo che avrebbe impedito al Vaticano di poter materialmente operare in campo finanziario. Progetto che sarebbe stato effettivamente attuato pochi giorni prima delle dimissioni di Benedetto, per essere poi abbandonato dopo la rinuncia. Un ricatto in piena regola dunque, per costringere Ratzinger a farsi da parte, visto che era l’unico leader internazionale ad opporsi con forza ai progetti delle elìte mondialiste che invece papa Francesco è sembrato spesso assecondare.

Alle molteplici teorie sulle cause della rinuncia si sono poi aggiunte quelle relative alle “non dimissioni”. Infatti negli ultimi anni alcuni canonisti e latinisti nel mondo, fra cui il più noto è il francescano Fra Alexis Bugnolo, hanno tentato di dimostrare che in realtà Ratzinger non avrebbe mai rinunciato al papato ma soltanto all’esercizio attivo. Nelle dimissioni  scritte rigorosamente in latino, Benedetto XVI avrebbe specificato di rinunciare al ministerium, ovvero a fare il papa, ma non al munus, cioè all’essere papa. E se il ministerium discende direttamente dal munus, perché non si può fare il papa senza esserlo, la rinuncia al solo ministerium non comporterebbe automaticamente la rinuncia all’essere papa. Quindi non avendo rinunciato espressamente al munus, Ratzinger avrebbe mantenuto lo status di pontefice. In base a questa tesi pertanto le sue dimissioni non avrebbero comportato la sede vacante ma la sede impedita, ovvero l’impossibilità per il papa di svolgere il suo ministero: e di conseguenza sarebbe stata illegittima la convocazione del conclave che ha eletto papa Francesco. Dulcis in fundo Bergoglio non sarebbe mai stato papa.

Intorno a questa teoria si è poi sviluppata l’inchiesta del giornalista di Libero Andrea Cionci, il quale ha tentato di dimostrare l’esistenza di un “codice Ratzinger”, una forma di linguaggio attraverso la quale Benedetto avrebbe per nove anni dichiarato al mondo di essere l’unico legittimo papa. E come? Cionci passa in rassegna una mole di dichiarazioni, di gesti, di simboli che a prima vista potrebbero sembrare innocui, ma che con un’attenta lettura in controluce portano ad affermare che Benedetto XVI abbia voluto chiaramente dichiarare e mostrare al mondo che è esistito negli ultimi dieci anni un solo papa che è sempre stato lui. E difatti fra Bugnolo, dopo la sua morte ha rivolto un appello ai cardinali di creazione ratzingeriana a riunirsi in conclave per eleggere il successore di Benedetto.

Alla base di questa teoria vi sarebbe la convinzione che Ratzinger avrebbe soltanto finto di ritirarsi per non soccombere al complotto internazionale contro di lui, ma temendo l’elezione di un papa modernista avrebbe fatto in modo di salvare la Chiesa evitando ai suoi nemici di conquistarla davvero.

Tesi queste che però risulterebbero clamorosamente smontate dalle rivelazioni del segretario particolare monsignor Georg Gänswein che nel suo ultimo libro ha chiaramente rivelato che Benedetto XVI ha sempre considerato Francesco il suo legittimo successore; e anche gli scritti postumi di Ratzinger raccolti nel volume “Cos’è il Cristianesimo” confermerebbero la tesi di un Benedetto stanco che ha rinunciato al pontificato per l’assenza di vigore fisico.

E gli errori della Declaratio? La rinuncia al solo ministerium e non al munus? I canonisti sono divisi, fra chi sostiene che smettere di fare il papa significa anche non esserlo più perché non si possono separare munus e ministerium, e chi invece insiste nel dire che per essere valide, le dimissioni dovevano contemplare obbligatoriamente la rinuncia al munus.

Forse alla fine la verità è più facile di quanto sembri: davvero Benedetto XVI si è dimesso soltanto perché non aveva più le forze per governare la Chiesa. Non si vuole ammettere che il papa è un essere umano con tutti i suoi difetti e le sue debolezze, e che diversamente da Wojtyla può aver scelto di farsi da parte perché timoroso di non essere più all’altezza del ruolo: poi tutto il resto, lo scandalo Vatileaks e le pressioni internazionali possono aver avuto il loro peso nel far propendere la bilancia verso la soluzione più estrema.

Ma certo è che, come sulla morte di Celestino V ancora si discute a distanza di secoli se sia stato o meno fatto assassinare da Bonificio VIII  con giudizi storici contrapposti, anche sulla rinuncia di Benedetto XVI chissà per quanto tempo ancora ci si continuerà a dividere.