Minneapolis, ancora scontri e fiamme. Schierati 500 uomini della Guardia Nazionale
Washington – Minneapolis continua a bruciare di rabbia per l’uccisione lunedì scorso, durante un fermo di polizia, del 46enne afroamericano George Floyd, soffocato da un agente.
Sono stati schierati 500 uomini della Guardia Nazionale per contrastare le proteste. Proteste degenerate per la terza notte consecutiva in violenze, vandalismi e saccheggi.
Trump minaccia l’uso della forza
Il presidente Usa, Donald Trump, dopo aver promesso giustizia per la vittima, ha usato parole di fuoco contro quelli che ha definito i «criminali» che hanno commesso atti vandalici e saccheggi e ha minacciato l’uso della forza.
Le proteste
Centri commerciali devastati, auto ed edifici (almeno cinque) incendiati, strade invase dai lacrimogeni, collegamenti pubblici sospesi persino un distretto di polizia dato alle fiamme sono le immagini che riassumono la terza notte di scontri tra manifestanti e polizia nella città del Minnesota. Proteste più o meno violente sono esplose anche in zone limitrofe: nella vicina St. Paul, gli agenti hanno usato i lacrimogeni e oltre 170 attività commerciali sono state danneggiate, portando la Guardia nazionale a mobilitare oltre 500 uomini su entrambe le città. Ma dalla “Purple City” del Minnesota, la città in cui nacque Prince, la protesta è dilagata anche altrove negli Stati Uniti, da Memphis a Los Angeles: a New York la tensione è stata piuttosto alta, con la polizia che ha effettuato oltre 40 fermi di persone accusate, tra le altre cose, di possesso illegale di armi. La rivolta ricorda da vicino quella esplosa a Ferguson nel 2014, dopo la morte del diciottenne Michael Brown, l’episodio che ispirò il movimento Black Lives Matter.
Il tweet di Trump contro il sindaco di Minneapolis
Poche ore dopo la notizia che il commissariato n° 3 a Minneapolis era stato dato alle fiamme ed evacuato «per la sicurezza del personale», Trump ha fatto un tweet di fuoco contro il sindaco «di estrema sinistra», Jacob Frey, accusandolo di «debolezza» e avvertendolo di «riportare la situazione sotto controllo» altrimenti invierà la Guardia nazionale. A stretto giro è arrivata la risposta del primo cittadino, che in precedenza aveva definito a sfondo razziale l’omicidio Floyd. Ribadendo di essere deciso a «non tollerare» il proseguimento di atti vandalici, Frey ha respinto al mittente le accuse di carenza di leadership: «Debolezza è puntare il dito contro qualcun altro in un momento di crisi. Donald Trump non sa nulla della forza di Minneapolis, supereremo questo momento difficile».