APOCALISSE 2024

“E li radunarono nel luogo che in ebraico si chiama Har-Maghedon”

APOCALISSE 2024

la chiesa di Bergoglio

Bergoglio-Scalfari. Ci risiamo.

Papa Francesco ed Eugenio Scalfari. Ovvero la “Chiesa conciliare” che incontra il mondo moderno, come vuole la Gaudium et spes.

Il 2 agosto Eugenio Scalfari ha pubblicato sul suo quotidiano un resoconto di un altro dei suoi colloqui con papa Francesco, avvenuto non telefonicamente ma di persona a Casa Santa Marta giovedì 30 luglio.

scalfariNon nascondiamo che il barbuto fondatore de la Repubblica non ha mai avuto la nostra stima, ma adesso ci fa un po’ pena per due motivi.

Il primo perché quest’anno compirà 97 anni e questo significa che si avvicina sempre di più il giorno in cui incontrerà il Padreterno ed egli non pare affatto preoccupato, né tanto meno preparato. Anzi, il rapporto – che lui crede di amicizia – con papa Francesco lo conferma di aver sempre avuto ragione a negare la divinità di Cristo e a combattere la Chiesa cattolica. Dobbiamo perciò intensificare le nostre preghiere per la sua conversione – senza mai dimenticare di pregare per la nostra perseveranza finale, perché nessuno ha la salvezza della propria anima assicurata.

Il secondo motivo della nostra pena viene dal fatto che egli, pur essendo un uomo perfido – nel senso etimologico del termine –, non è affatto stupido, né sprovveduto. Scalfari ha capito che l’attuale Vescovo di Roma lo sta usando. Francesco l’ha infatti scelto come “megafono” per lanciare i processi rivoluzionari che vuole aprire – e che purtroppo sta aprendo – nella Chiesa per verificarne le reazioni. Quante volte, appunto, quando le confidenze del Gesuita vestito di bianco si sono spinte al limite dell’eresia, è arrivo il comunicato della Sala Stampa che informava che il vecchio interlocutore ricordava erroneamente o che aveva capito malamente?

Possibile che alla veneranda età di (quasi) 97 anni il barbuto mangiapreti non abbia vergogna di farsi usare da un prete (per quanto illustre esso sia)? Forse si sente rincuorato dal fatto che ritiene di avere un vero rapporto di amicizia con «il nostro papa» Francesco, come sostiene nell’articolo del 2 agosto. «Siamo veramente amici», ha scritto. «E ci siamo abbracciati fisicamente e mentalmente». Addirittura mentalmente! Poveretto, non sa che i (neo)gesuiti non hanno amici, ma solo amichevoli servitori

Ma di che cosa hanno parlato lo scorso 30 luglio? Delle solite cose, cioè di tutto e di niente. Il tema principale è stato il problema dei cambiamenti climatici e della cura “della casa comune”. «I tecnici se ne occupano ma la politica è presa da altri problemi», ha detto Francesco a Scalfari. «Compete alla Chiesa gran parte di questo lavoro». È davvero questo il compito della Chiesa? Per questo scopo il Signore ha fondato la sua Chiesa, se per calmare il clima ad Egli è sufficiente una parola (cfr. Mt 8, 23-27)?

«Molte anime vanno all’inferno perché non c’è nessuno che preghi e si sacrifichi per loro», ha detto Nostra Signora a Fatima il 19 agosto del 1917, eppure la Chiesa – chi la governa – ha distolto lo sguardo dal Cielo per fissarlo sulla terra. Com’è stato possibile arrivare a questo?

2A83077500000578-3160437-image-a-20_1436867953667La risposta la troviamo proprio in quest’articolo di Scalfari, ricordando uno dei loro primi colloqui:

«Ricordo ancora che papa Francesco quando fu eletto ebbe immediatamente il sentimento del suo compito religioso: la società europea e mondiale era profondamente cambiata, la modernità aveva capovolto la cultura europea, americana, orientale e quindi la Chiesa doveva anch’essa adeguarsi a quei mutamenti per poter continuare con efficacia la sua opera. Papa Francesco mi informò di questa necessità che il Concilio Vaticano II aveva indicato e che non era però ancora stato espletato. Il nuovo Pontefice avrebbe quindi dovuto occuparsi di questo e me lo disse e in qualche modo me lo chiese in quei primissimi incontri»[1].

«Papa Francesco non ha mai teorizzato l’ermeneutica della discontinuità – ha giustamente spiegato il prof. Roberto de Mattei[2] –, ma ha voluto realizzare il Vaticano II nella prassi». Bisogna dunque prendere atto che il Vaticano II ha ceduto alla modernità (che è intrinsecamente anticattolica[3]) e il pontificato di Jorge Mario Bergoglio è frutto di quel Concilio.

Del resto, i resoconti di Scalfari si possono smentire, ma i fatti degli ultimi 55 anni sono incontestabili, a meno che non si abbia il “salame” dell’ideologia (per alcuni) o dell’illusione (per altri) davanti agli occhi.

NOTE

[1] Il grassetto è nostro.

[2] Le incognite della fine di un pontificato (03-07-2020).

[3] Per questo San Pio X Papa nella Pascendi definì “modernisti” quei battezzati che cedevano alla modernità.