IL LIBRO DI BXVI SUL CELIBATO ESCE CON LE DUE FIRME, ANZI, TRE.

23 Gennaio 2020 Pubblicato da 11 Commenti

 

Marco Tosatti

 E alla fine, come spiega molto bene Riccardo Cascioli in questo articolo de La Nuova Bussola Quotidiana, il libro scritto dal Benedetto XVI e dal cardinale Robert Sarah sul celibato sacerdotale, e su quanto questa istituzione sia fondamentale per la vita della Chiesa, uscirà anche in Italia (e negli altri Paesi) con la firma di entrambi gli autori.

Fiinisce una vicenda che ha messo a nudo, se mai ce ne fosse bisogno, il livello infimo di una corte di giornalisti e faccendieri dell’informazione che circonda la corte Pontificia; che hanno fatto campagna sin dal primo istante sostenendo che Benedetto XVI era stato ingannato, gli era stata carpita la fiducia e la firma e via infamando (è d’obbligo ricordare l’hashtag #elderabuse abuso di anziani, di Austen Ivereigh; un monumento al livore e alla bassezza). Ma tutto il resto dell’armata di bravi non si è tirata indietro, con maggior o minor stile, a seconda del ruolo e del carattere; e così assistiamo oggi su twitter alla marcia indietro seccata di un fan bergoglista su un grande giornale che se la prende con l’entourage del papa emerito (leggi: Gänswein) per aver scritto che Benedetto XVI ritirava la firma. Che invece campeggia, grande come la vita, sul frontespizio del libro.

Dobbiamo dire che la fine di questa vicenda che sarebbe comica, ahimè per la Chiesa, se non fosse tragica, doppio ahimè per la Chiesa, appare quasi ridicola. Quindi il libro è stato scritto da Robert Sarah CON Joseph Ratzinger/Benedetto XVI. I fini diplomatici della Segreteria di Stato e della Corte forse non si sono resi conto che l’uso del doppio nome rafforza, non indebolisce la presenza del papa ahimè emerito.

E, in buona sostanza, costituisce una clamorosa sconfitta. Già, perché allora è vero che Benedetto XVI ha scritto un lungo documento contro l’ipotesi – imminente nell’esortazione apostolica sull’Amazzonia – di indebolire il celibato, aprendo la strada a Germania Olanda, Belgio, Francia e chi più ne ha più ne metta. È vero che Benedetto XVI ancora c’è, lucido, vivo anche se fragile, e in grado, quando la situazione a suo giudizio diventa pericolosa per la Chiesa e la Fede, di dire una parola pesante e importante. E che tutta la manfrina di contorno è addebitabile al Convitato di Pietra.

Già, perché in tutti questi giorni si è parlato molto poco dell’uomo di Santa Marta. Che, a quanto mi viene detto da ottime fonti, in questi giorni è di un umore peggiore dell’usuale, con scatti e lampi di nervi e l’abituale armamentario che contraddice così chiaramente l’immagine sorridente e paciosa amministrataci dai media di regime. Non avremmo voluto, in questi giorni, essere nei panni dell’entourage di Benedetto XVI. Che è una “one man band”, mons. Georg Gänswein. Sapendo di quali tempeste tropicali sia capace il Convitato di Pietra quando qualcosa ostacola i suoi piani, le pressioni le minacce le aggressioni verbali, perdoniamo volentieri a chiunque e tanto più a mons. Gänswein contraddizioni, imprecisioni e quant’altro ancora abbia contribuito a mescolare le acque torbide della rabbia pontificia.

Perché questo libro, nella sua limpidezza, ha scoperto il giochino, sempre lo stesso, di un regime che non ama camminare nella luce, e cerca di contrabbandare cambiamenti epocali come eccezioni limitate nello spazio – non nel tempo…- , la punta sottile del cuneo destinato a scardinare la Chiesa.

Resta la curiosità di sapere che cosa fosse scritto nel comunicato – scritto anch’esso a quattro mani – da Benedetto XVI e Robert Sarah, di cui parla Cascioli, e arenato in qualche luogo della Terza Loggia…

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